Dal Boom Tecnologico alla Nostalgia: Un Tuffo nel Passato
Riflessioni:
Riflessioni: Mentre ascolto Michael Bolton, mi ritrovo a riflettere su tante cose. Sono qui in Tanzania, immerso nelle ricerche per il mio progetto RAW FACTS, che vedrà la luce il 20 settembre 2024. Grazie anche a diversi collaboratori, oggi sono qui a pensare alla mia generazione, a quella degli anni '80 e '90.
Sono nato nel 1988, ma sono un figlio degli anni '90, una generazione che ha rivoluzionato il mondo moderno. Ricordo i primi SMS, i primi telefoni, i primi computer. Era incredibile quando uscivamo con il motorino Ciao o a piedi per incontrarci in piazza e decidere cosa fare. Quante volte siamo stati protagonisti di risse, risate, cavolate e fughe! Erano gli anni degli amori vissuti fuori casa, dei VHS che guardavamo nei grandi televisori a tubo catodico neri e grigi.
L'epoca dei primi computer, con monitor frontali o laterali, tastiere grandi con tasti che facevano "cioff" ogni volta che li premevi, stampanti che facevano tremare tutta la scrivania e il piano di sotto se abitavi, come me, al terzo piano. Quante belle cose abbiamo vissuto! Le partite al bigliardino che funzionava con cento lire, quando ti sentivi felice con poco: quegli amici e quella famiglia, forse imperfetta ma presente.
La nostra generazione è diversa. I nostri genitori erano adolescenti puri, eppure andavano a lavorare. Io a vent'anni pensavo all'università, a divertirmi, senza dimenticare gli esami. Siamo stati la generazione che ha respirato la trasformazione: il boom dei telefoni, della PlayStation, degli Alcatel, dei Motorola, delle memory card da 6 MB, delle audio cassette negli stereo delle auto che poi riponevi nella custodia nel cruscotto per proteggerle.
Abbiamo avuto la fortuna di respirare la presenza dei nonni, fare la salsa di pomodoro, andare a funghi, correre in bicicletta senza che il telefono ti risucchiasse l'anima. Eravamo quelli che piegavano le pagine del diario per conservare i segreti, che falsificavano le firme sui libretti delle giustificazioni della scuola, che sembravano sempre più a blocchetti degli assegni.
Ricordo la mia spensieratezza mentre guardavo documentari del National Geographic su quel grande televisore nero Philips da 50 pollici, con tre grandi bottoni, perdendomi in mondi lontani. Oggi, mi chiedo se la fotografia sia morta. Cerco di non crederlo, perché deve essere ancora viva, deve avere un valore, un perché. Ho visto tante cose e finalmente sto continuando a rivederle, dove avevo interrotto nel 2020.
La nostra generazione ha vissuto sogni incredibili, una leggerezza impareggiabile che oggi non esiste più, schiacciata da stress e pressioni sociali. Abbiamo vissuto ciò che oggi nessuno potrà mai capire: la grande trasgressione della vita e della libertà, quando essere liberi significava davvero volare. Ogni giorno era Natale, oggi diamo tutto per scontato.
Ricordo la colletta per la mia prima PS2, dieci euro qui e dieci euro lì. Ricordo quando mio padre mi regalò la mia prima macchina fotografica in quello che oggi molti non sanno cosa sia: Emmezeta, un vecchio centro commerciale. Eravamo campioni e sognatori, una qualità che oggi non vedo più in questa società. Perché?
Ricordate le schede telefoniche da duemila lire? Si collezionavano. E chi può dimenticare quando dicemmo addio alla Lira ed entrò l'Euro? Oppure quando sul quaderno di scuola mettemmo la data 2000, perché si scriveva giorno, mese e anno. Il quaderno del 2000, chi può dimenticarlo? Quando erano di moda i pantaloni a zampa di elefante o quando uscirono i primi episodi di Friends, chi mai può dimenticarlo? Per me era incredibile.
La nostra generazione ha vissuto la magia della trasformazione e il brivido della novità, qualcosa che oggi sembra perduto, sepolto sotto strati di tecnologia e routine. Ma forse, proprio per questo, abbiamo il dovere di ricordare, di mantenere vivi quei sogni e quella leggerezza, per non lasciare che il tempo cancelli ciò che siamo stati e ciò che potremmo ancora essere.
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