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Il sangue di Goma: un governatore caduto, milioni di vite dimenticate

Immagine del redattore: Gerardo FortinoGerardo Fortino

Goma Congo

Nel Nord Kivu, la tragedia ha un volto e un nome. Il governatore militare della provincia è morto per le ferite riportate in prima linea, durante un’offensiva dei ribelli M23. Era lì per difendere una terra ferita, un popolo che non trova pace. La sua morte è un simbolo: il Congo orientale è una polveriera, un luogo dove la guerra non si ferma e la sofferenza cresce come un’ombra inarrestabile. I ribelli avanzano su due fronti, minacciando la città di Goma, mentre decine di migliaia di persone fuggono dai campi bombardati. E l’ONU avverte: questa violenza potrebbe sfociare in una guerra regionale.


Goma: la città che non si arrende mentre il mondo tace


Whatsapp giovedì 23 Gennaio

messaggio dal Congo

messaggio congo

Sette milioni e duecentomila. È questo il numero degli sfollati che ora vagano attorno a Goma, una città sotto assedio. Dodici campi rifugiati sono l’ultimo baluardo di chi ha perso tutto, ma ieri uno di questi è stato bombardato. Ho camminato tra queste persone, ho visto scheletri in carne e ossa, volti che parlavano di fame, paura, e rassegnazione. Molti di loro non ci sono più, morti sotto il peso di una guerra che non lascia superstiti. E mentre loro muoiono, noi viviamo. Mangiamo, ridiamo, consumiamo. Ci avvolgiamo in un benessere che ha un prezzo, un prezzo pagato con le vite di chi lotta per un pezzo di pane.


La milizia M23 è ora a 15 minuti dalla città. C’è chi spera in un intervento internazionale, ma io non ci credo più. Questa volta è diverso. Questa volta l’abisso sembra più vicino, più oscuro. Quanto vale una vita? Quanto vale la nostra indifferenza? Goma urla nel silenzio del mondo, circondata da fosse comuni che nascondono migliaia di corpi, ammassati come oggetti vecchi, abbandonati a marcire nella terra. Questa non è solo una guerra: è un atto di cancellazione. Una carneficina di cui nessuno vuole parlare.


Scrivo questo per chiunque abbia ancora il cuore per ascoltare. Non c’è un lieto fine, non c’è redenzione. C’è solo una domanda: quando smetteremo di voltare lo sguardo?