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Immagine del redattoreGerardo Fortino

Il Peso della Plastica: Multinazionali, Promesse Infrante e il Futuro del Pianeta

Aggiornamento: 6 giorni fa


Discarica di Dandora 2024

Un’eredità tossica: la plastica come simbolo di un sistema insostenibile


David Azoulay
David Azoulay

La plastica è diventata il simbolo di un sistema globale insostenibile, dominato da grandi multinazionali che alimentano una crisi ambientale senza precedenti. Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono in discariche, oceani e comunità vulnerabili, nonostante le promesse di sostenibilità.


David Azoulay, avvocato e direttore del programma di salute ambientale del Center for International Environmental Law (CIEL), ci accompagna in un viaggio nelle profondità di questa crisi. La sua analisi mette in luce il ruolo delle multinazionali come Coca-Cola, Nestlé e PepsiCo, svelando un quadro inquietante di irresponsabilità, inefficacia legislativa e sfruttamento ambientale.


Coca-Cola: Campi da calcio di plastica


Coca-Cola, leader globale nelle bevande, produce ogni anno oltre 3 milioni di tonnellate di plastica, una quantità sufficiente a coprire 15.000 campi da calcio. Per il terzo anno consecutivo, è stata riconosciuta come il marchio più inquinante al mondo. Nel 2019, i suoi rifiuti plastici sono stati rinvenuti in 37 Paesi, un dato che sottolinea l’impatto globale del problema.


Nonostante gli impegni pubblici verso un’economia circolare, l'azienda continua a utilizzare plastica monouso su larga scala, aggravando la crisi. La produzione di imballaggi in plastica di Coca-Cola è una testimonianza di come il profitto prevalga sulle responsabilità ambientali.


Nestlé: Le promesse tradite del riciclo


Nestlé, un altro gigante dell’industria alimentare, è al centro della tempesta. Nel 2019, ha prodotto 1,7 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica, nonostante le sue promesse di sostenibilità. Tra i rifiuti raccolti nelle campagne globali, il logo Nestlé appare su decine di migliaia di bottiglie, diventando un simbolo del fallimento delle sue politiche ambientali.


Il problema non si limita alla quantità di plastica prodotta: Nestlé promuove soluzioni di riciclo che si rivelano insufficienti e, spesso, inaccessibili nei mercati dove opera. In molte nazioni africane, dove le infrastrutture per la gestione dei rifiuti sono limitate, i prodotti Nestlé contribuiscono a un’emergenza sanitaria e ambientale.


PepsiCo: L’illusione della sostenibilità


PepsiCo è un altro colosso sotto i riflettori. Con 8.000 bottiglie di plastica prodotte ogni minuto, l’azienda si colloca al terzo posto tra i marchi più inquinanti al mondo. Gran parte di queste bottiglie non entra mai nei sistemi di riciclo, contribuendo invece all’accumulo di plastica nelle discariche e negli oceani.


Il paradosso è evidente: mentre promuove un’immagine di sostenibilità, PepsiCo continua a espandere la produzione di plastica in regioni dove le infrastrutture per gestire tali volumi semplicemente non esistono.


La voce di David Azoulay: "Non c’è un Pianeta B"


David Azoulay, nella sua intervista per Raw Facts, non lascia spazio a interpretazioni: la crisi della plastica è sistemica e globale, ma è soprattutto una questione di responsabilità. Le multinazionali, spiega, hanno costruito un modello di business basato sul consumo di massa di materiali non biodegradabili, scaricando i costi ambientali e sociali sui paesi più vulnerabili.


Le leggi contro la plastica monouso, prosegue Azoulay, sono spesso inefficaci e insufficienti. Mancano strumenti vincolanti per fermare le multinazionali, che continuano a investire miliardi in produzione anziché in soluzioni sostenibili.


L’Africa come discarica del mondo


Uno dei punti più critici affrontati da Azoulay è il ruolo dell’Africa in questa crisi. Molte nazioni africane, già provate da povertà e instabilità politica, sono state trasformate in vere e proprie discariche per i rifiuti plastici dei paesi sviluppati.


La mancanza di infrastrutture per il riciclo, combinata con l’afflusso di rifiuti dall’estero, aggrava la crisi ambientale e mina le basi dello sviluppo sostenibile. Azoulay sottolinea che i governi africani devono reagire, adottando misure drastiche per proteggere le proprie risorse naturali e le proprie comunità.


Plastica e criminalità ambientale


Un aspetto meno noto, ma altrettanto inquietante, è il legame tra plastica e criminalità. Lo smaltimento illegale di rifiuti plastici è una delle forme di crimine ambientale in più rapida crescita. I rifiuti provenienti da Europa e Nord America spesso finiscono in Africa attraverso rotte illecite, alimentando una rete di corruzione, sfruttamento e degrado.


Questi traffici non solo danneggiano l’ambiente, ma aumentano le tensioni sociali e compromettono ulteriormente le condizioni di vita delle popolazioni locali.


Le false soluzioni e il futuro del pianeta


Le multinazionali continuano a proporre soluzioni di facciata, come il riciclo chimico e i biopolimeri, che non affrontano il problema alla radice. Azoulay spiega che il riciclo non sarà mai sufficiente a contenere una crisi di queste proporzioni: l’unica soluzione reale è ridurre drasticamente la produzione di plastica.


Per ottenere un cambiamento significativo, sono necessari tre passi fondamentali:


  1. Leggi più rigide e vincolanti a livello internazionale.

  2. Investimenti in sistemi di gestione dei rifiuti nei paesi vulnerabili.

  3. Pressione costante sui governi e sulle multinazionali da parte di cittadini e organizzazioni.


Non c’è un Pianeta B


La crisi della plastica non è solo una questione ambientale, ma un’emergenza globale che coinvolge economia, salute e diritti umani. Le grandi multinazionali, che continuano a guidare la produzione di plastica su scala industriale, devono essere ritenute responsabili.


Come ricorda David Azoulay, "Non c’è un Pianeta B": ogni giorno che passa senza un intervento deciso ci avvicina a un punto di non ritorno.


 

Guarda l’intervista completa su Raw Facts per approfondire e scoprire come possiamo agire insieme per cambiare il corso di questa crisi.


Guarda l'Episodio sul Canale YouTube di Raw Facts



RawFacts è più di un progetto. È un grido d'allarme. È il volto dei dimenticati, dei raccoglitori di Dandora, dei bambini che giocano tra i rifiuti e degli ecosistemi che lottano per sopravvivere. Non possiamo permetterci di voltare lo sguardo.







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