Canto di Natale: Londra, metà Ottocento. Ebenezer Scrooge è lo stereotipo del banchiere tanto ricco quando avaro e burbero, che odia il Natale perché rappresenta una perdita di tempo e denaro visto che nessuno lavora in un giorno di festa.
Quello che non sa, è che sarà proprio una notte di Natale a sciogliere il suo cuore di ghiaccio e a cambiare la sua attitudine nei confronti delle altre persone. Infatti, tornato a casa la sera della vigilia, il suo sonno viene disturbato dapprima dal fantasma del suo socio in affari, Marley, morto sette anni prima, e poi da tre spiriti: lo spirito del Natale passato, quello del Natale presente e, infine, quello del Natale futuro. Ognuno di essi mostra a Scrooge qualcosa: scene del suo passato felice, prima che l’avidità lo consumasse, immagini del Natale che avrebbe potuto trascorrere in lieta compagnia se solo quel giorno avesse accettato l’invito del nipote e, infine, il triste epilogo della sua storia.
Conclusi questi viaggi attraverso le pieghe dello spazio e del tempo, un nuovo Scrooge si risveglia nel suo letto, pronto per mettere da parte il proprio egoismo e la propria avarizia nel nome della solidarietà e della generosità.
Canto di Natale: Una favola per adulti e bambini
Ancora una volta Dickens ha saputo sorprendere i suoi lettori con un romanzo che può in realtà essere visto come una parabola sulla possibilità di cambiare il proprio destino. La conversione di Scrooge è certamente brusca e poco plausibile da un punto di vista psicologico, ma è funzionale al messaggio che l’autore ha voluto trasmettere con questo testo: non è mai troppo tardi per cambiare la propria sorte.
Christmas blues: malinconia natalizia
Il Natale è per la maggior parte della popolazione, soprattutto per i bambini, la festa più attesa dell’anno e sicuramente la più amata. Tra dicembre e gennaio i giorni in cui è possibile prendersi una pausa dalla scuola e dal lavoro sono molti se confrontati con il resto dell’anno. Poi c’è la questione dei regali: tutti amano riceverne e molti apprezzano anche solo il fatto di girare per i negozi della propria città o navigare su store online per comprare qualcosa che susciti la gioia di chi si ama.
Il Natale è talmente idolatrato dalla popolazione di tutto il mondo che, chi non la pensa così, viene inevitabilmente emarginato o etichettato come “Grinch”, dal celebre film del 2000. Non è ammissibile nella vita reale, ma nemmeno nel mondo letterario e cinematografico, odiare il Natale; basti pensare appunto al caso del signor Scrooge, uscito nel 1843 dalla penna di Charles Dickens solo per essere perseguitato da fantasmi in modo che cambiasse la propria opinione sul Natale. Ma quanto è eticamente corretto portare una persona all’esasperazione solo perché il suo pensiero si uniformi a quello della maggioranza? Certo, nel caso del Canto di Natale, il protagonista aveva altri comportamenti da correggere, comportamenti che ferivano chi gli stava intorno, però il suo rifiuto di festeggiare il Natale, siccome non avrebbe leso nessuno, non sarebbe dovuto essere tra questi.
Festeggia pure il Natale alla tua maniera, ma lascia che io lo festeggi alla mia.
Coloro che non amano il Natale, a meno che non siano dei terribili attaccabrighe che godono nel vedere soffrire gli altri, tendono di solito ad isolarsi per non nuocere a nessuno con il loro malumore, lasciando che le festività proseguano al di fuori della loro vita. Questa è per loro la condizione ideale di sopravvivenza al mese più temuto dell’anno. Allora perché i cosiddetti Christmas Lovers non dovrebbero fare lo stesso, trascorrendo le feste come meglio credono senza forzare chi soffre di “malinconia natalizia” a festeggiare? In fondo, evitandosi a vicenda i due gruppi non possono che trarre giovamento: i primi possono festeggiare senza avere facce lunghe intorno e i secondi si eviterebbero l’ansia da prestazione del dover fingere di sentirsi bene in mezzo alla gente solo perché “è Natale e bisogna essere felici”.
In fondo, passi il Grinch che voleva rovinare le feste a tutti per divertimento, ma chi ci dice che Ebenezer Scrooge avrebbe davvero passato un triste Natale a casa da solo, a leggere davanti al suo caminetto?
In sintesi, il Canto di Natale di Dickens è uno dei classici più letti nel mese di dicembre, un rifugio in cui tornare per recuperare il proprio spirito natalizio, per sentirsi pronti a cambiare, a diventare più buoni. Si tratta di una favola la cui scrittura fortemente evocativa porta al nostro naso e e alle nostre orecchie i profumi e le musiche tipiche della tradizione, facendoci immergere ancora di più nel racconto. Una breve ma splendida lezione di vita tanto per gli adulti quanto per i più piccini.
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