Ogni anno assistiamo a un copione ben rodato: delegazioni di leader religiosi, capi di stato e volontari dall’Occidente arrivano in Africa con grandi promesse e sceneggiate. Tra sorrisi, palloncini colorati, e disegni sui muri delle scuole, si illudono di "salvare" il continente. Ma l’Africa non ha bisogno di salvatori improvvisati, e tanto meno di spettacoli. Questo tipo di approccio è solo una delle tante facce di una più ampia dinamica che io definisco come poverty porn: (CLICK PER APPROFONDIRE) un’industria che sfrutta l’immagine della povertà estrema per sollecitare emozioni e donazioni, alimentando un ciclo di assistenzialismo che non risolve i problemi strutturali.
Cos'è il "Poverty Porn"?
Il poverty porn è quella rappresentazione visiva ed emotiva che tende a spettacolarizzare la povertà, riducendo esseri umani a semplici simboli di sofferenza, anziché individui con una storia, un contesto e un’identità complessa. Pensiamo agli spot delle ONG in cui vengono mostrati bambini magri, affamati, dagli occhi grandi e tristi. Queste immagini colpiscono emotivamente, spingendo chi guarda a fare una donazione. Tuttavia, dietro quel singolo gesto, si nasconde una complessa rete di interessi economici e di potere.
In molti casi, le grandi organizzazioni che utilizzano questa strategia ottengono profitti considerevoli, partecipando a bandi e gare che hanno ben poco a che fare con il reale aiuto umanitario. L’attenzione viene posta solo sulla sofferenza visibile e "fotogenica", ignorando le cause profonde e sistemiche della povertà.
L’Effetto della Vittima Identificabile
Un concetto collegato al poverty porn è quello dell’effetto vittima identificabile. (CLICK PER APPROFONDIRE) Si tratta di un fenomeno psicologico per cui le persone sono più propense a donare o ad agire quando vedono una singola vittima, ben definita e umanizzata, piuttosto che di fronte a numeri e statistiche. In parole povere, una foto di un bambino affamato muove più emozioni e denaro di un’intera popolazione afflitta da fame e guerra.
Questo effetto viene strumentalizzato dalle organizzazioni per massimizzare le donazioni. Tuttavia, concentra l’attenzione sulla singola vittima, distorcendo la percezione della reale gravità delle crisi e dei problemi sistemici. Non si parla delle politiche neoliberiste, del land grabbing, dello sfruttamento delle risorse naturali africane che stanno alla base delle condizioni di miseria. Il risultato? Un ciclo senza fine dove la povertà rimane inalterata, anzi, peggiora, mentre la narrazione continua a focalizzarsi su un aiuto che non arriva mai.
L'Africa Come Risorsa
L’Africa è spesso dipinta come un continente bisognoso, dipendente dall'Occidente, quando in realtà è una delle aree più ricche di risorse naturali al mondo. Dalla Repubblica Democratica del Congo, dove il coltan viene estratto a beneficio dell’industria tecnologica, fino alle miniere di diamanti, l'Africa è vittima di una continua spoliazione. Una ricchezza che nelle mani sbagliate diventa una maledizione.
Chi beneficia di questa ricchezza non sono certo i popoli africani, ma le grandi aziende multinazionali, sostenute da governi e investitori internazionali. Nella narrazione dominante, questo sfruttamento viene completamente occultato. Al contrario, ci viene mostrata una popolazione affamata e bisognosa, che noi, con i nostri 9 euro al mese per l'adozione a distanza, possiamo "salvare".
Il Ruolo delle ONG
Le ONG hanno un ruolo cruciale in questo contesto. Molte di esse fanno un lavoro encomiabile, spesso tra mille difficoltà. Tuttavia, esistono organizzazioni che sfruttano il sistema per ottenere fondi destinati più al proprio funzionamento interno che al vero aiuto umanitario. Queste ONG partecipano a bandi e gare, vendendo la povertà come prodotto. E così, mentre alcune realtà realmente impegnate fanno fatica a raccogliere anche i farmaci necessari per alleviare le sofferenze di poche persone, altre si arricchiscono vendendo la sofferenza al miglior offerente.
È tempo di smetterla con le sceneggiate occidentali in Africa. L’Africa non ha bisogno di palloncini o di disegni sui muri. Ha bisogno di rispetto, di politiche serie che affrontino le cause della povertà e non si limitino a spettacolarizzarla. Ha bisogno di essere libera dallo sfruttamento delle sue risorse e di smettere di essere vista come una vittima eterna da salvare.
Noi occidentali dobbiamo smetterla di credere di avere la soluzione in tasca, di poter riparare un continente con qualche gesto caritatevole. Dobbiamo riconoscere le nostre responsabilità nel perpetuare il ciclo di sfruttamento e povertà, e agire di conseguenza, con azioni concrete e non con sceneggiate sceniche e donazioni di facciata.
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